mercoledì 29 settembre 2010

Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides

Sarà il primo episodio dei pirati senza Gore Verbinski. Già da qualche mese il regista della trilogia disneyana aveva annunciato al produttore Jerry Bruckheimer la sua assenza a causa di altri progetti. Tocca quindi a Rob Marshall, regista di Chicago e Memoria di una geisha gestire la truppa delle navi corsare.Johnny Depp confermato a suon di dollari – 30 milioni? - nel ruolo di Jack Sparrow e al timone la compagnia stabile Jerry Bruckheimer Films già al comando nei primi tre episodi. Marshall è stato chiamato direttamente dall’attore protagonista e dal produttore che gli hanno offerto di lavorare a questo progetto. Al momento nulla pare definitivo però se tutto procederà senza intoppi le riprese del film potrebbero iniziare la prossima primavera per un’uscita in sala verso maggio 2011.Marshall subito entusiasta della proposta ha dichiarato di non soffrire di mal di mare, prerogativa basilare per dirigere il film con Johnny Depp. Si è detto pronto a saltare sulle barche anche se potrà seguire comodamente le riprese dai monitor sulla spiaggia.Nel quarto episodio Jack Sparrow si mette alla ricerca della fontana dell’eterna giovinezza facendo squadra con Capitan Barbarossa, interpretato da Geoffrey Rush, per sconfiggere nemici dai poteri sovrannaturali. Sembra invece sicura l’assenza sia di Orlando Bloom sia di Keira Knightley. Ai fan dei pirati non suona nuova la fontana dell’eterna giovinezza: è apparsa infatti alla fine del terzo capitolo e tornerà qui anche perché da poco Tim Powers, l’autore del romanzo On Stranger Tides ha avuto il via libera da parte del suo agente per parlare apertamente del progetto. La Disney infatti aveva già opzionato il suo racconto tre anni fa, ma solo ora la notizia è diventata pubblica.Marshall quindi si gode questa nuova prospettiva di lavoro conscio di essere arrivato al momento giusto e forse in grado anche di essere l’uomo giusto. Reduce dalla trasposizione fellinesca di Nine, non potrà che portare una vena surreale perfetta per la storia. In più Oren Aviv, capo di produzione della Disney ha lasciato intravedere la possibilità che questo sia l’inizio di una seconda trilogia.
Di Alessandro Berti MyMovies
Per vedere la traduzione del dialogo del trailer è meglio ingrandire la finestra.
Grazie a tutti voi Kinoki

sabato 10 aprile 2010

The Hobbit - Cinema 4D

Salve a tutti kinoki, è una notizia che ormai circola su ogni sito e blog, riviste e canali che parlano di cinema. L'era del 4D? Le parole di Guillermo Del Toro ci fanno saltare sulle poltrone, come fecero i fratelli Lumiere nel a marzo del 1985, con il loro cinematografo. Oggi Del Toro potrebbe essere paragonato a loro? I libri ci spiegano come il cinema ormai stia superando alcuni problemi come quello della realtà, sostituito con il cinema virtuale, ma non è la stessa cosa. E' come sapere la verità della nostra esistenza. Quindi davvero parole grosse, perchè il regista Del Toro dichiara che il cinema 3D è roba passata, che Avatar sia già chiuso nelle cineteche, insieme a "L'Arrivée d'un train en gare de La Ciotat" dei fratelli Lumiére. Cos'è il cinema 4D secondo Del Toro. Bene dalle recenti interviste, spiegherebbe che, il film sarà un colossal di due parti che arriverà nelle nostre sale cinematografiche il 2012. Si spera che arrivi anche nelle nostre e vi spiegherò il perchè dopo.
Il titolo del film è "The Hobbit" un prerequel del film "Il Signore degli anelli" di Peter Jacheson. Cosa cambia con il cinema 4d? Bene, in sala avremo un vero set cinematografico, un ritorno al teatro, dove stando seduti sulle nostre poltrone avremo la percezione di toccare, annusare, sentire, il film nella sua più totale essenza. Poltrone che si riscaldano quando ci troviamo di fronte a colate di lava e fuoco, gelo in sala se attraversiamo passi innevati e freddi, odori di Orchi, personaggi del film dall'odore putrido come la carne morta. I sensi quindi, entrano nel cinema, il cervello ancor di più stimolato, saranno gli interpreti del nuovo cinema di Del Toro. Solo due sensi prima erano sollecitati, ora aggiungeremo altri tre sensi e penso che questo sia un passo da gigante. Questo film avrà dei costi esorbitanti, inoltre i cinema, nel loro spazio totale, dovranno adattarsi al nuovo e creare delle modifiche che apportino queste nuove tecniche per darci le sensazioni che Del Toro ci promette. Si pensi che in Italia ancora non si è dotati di proiettori-lettori Dvd nei cinema. Quindi, noi come potremo assaporare il film di Del Toro? Sarà per noi una reliquia da scoprire dopo 10 anni, quando questo nuovo "Sensitive Cinema" avrà raggiunto ulteriori sviluppi e rivoluzioni? Noi aspettimo con ansia questo film, così potremo davvero decidere se il lavoro di Del Toro sarà pionieristico. Magari L'Expò di Milano potrebbe essere il trampolino di lanci per Del Toro, giusto per approfittare noi italiani di questo film nella sua totale completezza.
Altre notizie le aggiungerò in seguito, sperando in altre immagini e trailer da poter aggiungere sul blog. Ciao a tutti i Kinoki.
By Kinoki

venerdì 26 marzo 2010

Kill Bill vol.3

Cosa ci possiamo aspettare da un regista come Quentin Tarantino? E'così, Kill Bill Vol.3, le avventure sanguinose e splattere del regista Americano le rivedremo presto in questo film in cantiere. Il film che si inspira a molti film italiani e giapponesi, da quelli di Sergio Leone ai B Movie a i film dei samurai giapponesi "Lady Snowblood" di Toshita Fujita, un film ibrido pieno di emozioni e contaminazioni dei migliori registi del mondo. Il film che si presterà a girare sarà sicuramente sensazionale e pieno di emozioni come i primi due capitoli. Ma la cosa importante dalle dichiarazioni del regista rilasciate al programma "Parla con Me" della Dandini su Rai3, e che il film vive con il regista, da vita ai personaggi e alla storia come se tutto fosse reale. Una fantasia pazzesca per un regista davvero straordinario. Bene aggiungo il link per poter ascoltare le sue dichiarazioni e l'importante notizia fatta da Tarantino. Dobbiamo aspettare ancora due anni. Presto Tarantino non vediamo l'ora.
Cosa ci aspetterà?

mercoledì 27 gennaio 2010

27 Gennaio - Giornata della Memoria

Come meglio ricordare il 27 Gennaio, il giorno della Memoria. Io voglio ricordarlo con alcune scene tratte dal film di Roman Polasky "Il Pianista". Uno dei film che più ricorda il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Sono scene drammatiche, ma purtroppo vere, dove gli uomini hanno perso tutta la loro dignità. Questo video l'ho scelto per sensibilizzare il ricordo di colore che hanno dimenticato nell'oblio parole come la guerra, il razzismo, la violenza, termini che devono essere chiuse nei "Lager" delle menti più crudeli, che hanno portato alla distruzione dei popoli e che ancora oggi riecheggiano nella nostra società. Gli uomini devono parlare d'amore, libertà, fratellanza, dignità, giustizia, solo così il ricordo sarà più felice e lungo. Difronte a tale immagini non c'è che sperare in un mondo unito, fatto di comprensione e di lealtà, anche per coloro che non la pensano come me. Un minuto di silenzio per le vittime dell' OLOCAUSTO.

domenica 17 gennaio 2010

Attenti al nucleare in Basilicata





L’Italia spinge l’acceleratore per il ritorno al nucleare. L’attesa mappa dei siti, dove verranno realizzate le nuove centrali entro il 2020 (si parla di tre - quattro impianti), sarà pronta entro primavera. Lo annuncia Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo Economico, durante la trasmissione la Telefonata di Canale 5.In campo per ora, c’è il progetto guidato da una joint venture tra Enel e il colosso francese Edf (Sviluppo Nucleare Italia), per costruire quattro centrali nucleari di terza generazione avanzata, in grado di soddisfare circa il 10% del fabbisogno nazionale. Anche il colosso tedesco E.On sarebbe interessato allo sviluppo del nucleare in Italia, magari in partnership (si è fatto spesso il nome del colosso francese Suez - Gaz de France e dell’utility lombarda A2A), qualora, però, si verificassero le opportune condizioni di stabilità politica.
Tabella di marcia confermata anche da
Stefano Saglia, sotto segretario allo Sviluppo Economico. “Entro metà febbraio sarà pronta la mappa che escluderà i territori che non hanno una vocazione per ospitare le centrali. Le imprese che presenteranno i progetti ci diranno poi qual è il loro interesse e su quali territori, così entro primavera saremo in grado di conoscere meglio il programma e la sua configurazione”, ha spiegato a margine di un convegno a Milano, lunedì mattina, pressato dalle domande dei giornalisti. Entro il prossimo marzo, quindi, il ministero dell’Ambiente e la futura Agenzia nucleare, come annunciato a ottobre, potranno mettersi al lavoro per sottoporre alla Valutazione ambientale strategica (Vas) il nuovo programma atomico nazionale
Intanto, su internet in questi mesi si specula sulla futura locazione dei siti. E tornano alla ribalta la
vecchia mappa del nucleare del Cnen, voluta dal Governo Cossiga nel 1979, e il rapporto dell’Enea, del 2007, sulla vulnerabilità delle coste (con molta probabilità le centrali, che hanno bisogno di grandi quantità di acqua per completare il ciclo di raffreddamento, dovranno essere costruite in prossimità del mare o di un fiume). Le ha rispolverate l’associazione ambientalista Greenpeace lo scorso maggio, in chiave polemica. Ne parla, dopo pochi mesi, anche il Corriere della sera.
Stando alle mappe - che considerano vari rischi, tra cui quello sismico - le future centrali potrebbero essere collocate: al Nord, nelle macro aree attorno al delta del Po e dell’Adige, nel tratto di costa tra Veneto e Friuli, nel Pavese e nel Vercellese. Al Centro, nell’isola di Pianosa in Toscana e nei territori tra la Maremma e l’alto Lazio, ossia le zone costiere di Cecina, di Piombino-Follonica, di Grosseto, di Albinia e la zona costiera in prossimità di Montalto di Castro. Al Sud, lungo la costa tra Molise e Puglia, nel golfo di Manfredonia e nelle aree costiere tra Brindisi, Lecce e Taranto; lungo il litorale della Basilicata e di alcune zone ioniche della costa calabra; nelle aree del Garigliano e del Sele in Campania. Zone idonee anche sulle due principali isole: alcuni tratti della costa meridionale della Sicilia e altri in Sardegna, in particolare alcune zone costiere di Ogliastra, della provincia di Nuoro e di Cagliari.
Insomma, gli italiani dovranno attendere ancora quattro o cinque mesi, per sapere dove e come rinascerà il nucleare nel nostro paese, tenuta del
Governo permettendo. L’unico ostacolo alla rinascita di questa forma di energia, infatti, è proprio la mancata continuità di intenti tra i vari Governi. Lo ha ricordato Bruno D’Onghia, presidente di Edf Italia, alcune settimane fa durante una conferenza a Palazzo Mezzanotte, a Milano: “Il paese deve avere la consapevolezza che con il nucleare si prende un impegno per almeno 100 anni, tra tempo necessario per progetti, costruzione e vita sempre più lunga delle centrali. Il nucleare è una tecnologia che non tollera cambi di strategia o ripensamenti al ritmo dell’alternanza politica”.
Da Panorama.it

venerdì 20 novembre 2009

Segreti di Famiglia

Un film di Francis Ford Coppola. Con Vincent Gallo, Alden Ehrenreich, Maribel Verdú, Klaus Maria Brandauer, Carmen Maura,Rodrigo De la Serna, Leticia Bredice, Mike Amigorena, Sofía Castiglione, Francesca De Sapio, Adriana Mastrángelo, Silvia Pérez, Erica RivasTitolo originale Tetro. Drammatico, durata 127 min. - USA, Argentina, Spagna, Italia 2009. - Bim uscita venerdì 20 novembre 2009. Benjamin, che sta per compiere 18 anni, va a cercare a Buenos Aires il fratello Angelo (che tutti conoscono come Tetro dall'abbreviazione del cognome). Tetro ha rotto da tempo i ponti con la famiglia e in particolare con il padre Carlo (musicista di fama mondiale) e ora vive con Miranda facendo il tecnico delle luci in un teatrino locale e scrivendo testi che non piacciono ad Alone, la più importante e potente critica letteraria del Paese. L'incontro tra i due è conflittuale: Tetro non vuole davvero più avere rapporti con i familiari anche se in passato, nel momento in cui era fuggito dalla casa paterna, aveva lasciato una lettera a Benjamin in cui prometteva di tornare per portarlo via con sé e proteggerlo.Francis Ford Coppola realizza il terzo lunngometraggio completamente suo (nel senso che ne ha scritto anche soggetto e sceneggiatura) dopo The Rain People e La conversazione. Si percepisce sin dalla prima inquadratura in uno splendido bianco e nero (il dettaglio del volto di Tetro che osserva una falena che sbatte ripetutamente contro una lampadina) che in questo film c'è la voglia da parte del regista di guardare dentro se stesso e la propria vita. È quello che fa quasi con spudoratezza offrendoci anche una sintesi del suo modo di concepire il cinema. Sul piano personale questa vicenda, in cui i legami familiari finiscono con il rivelarsi più forti di qualsiasi tentativo di alienarli, non manca di riferimenti diretti alla vita del regista. Padre e zio musicisti come nel film, famiglia sempre al seguito ovunque e, sicuramente, la sua stessa figura di padre/padrone dominante. Non è forse un caso se la figlia Sofia ha esordito come regista con Il giardino delle vergini suicide in cui i rapporti tra genitori e figlie non erano certo tra i migliori. In proposito Coppola ha dichiarato che nulla di ciò che si vede in Tetro è successo ma che però è tutto vero.Ma ciò che ancor più conta è il modo in cui Coppola dichiara il suo amore per un cinema che ha alle proprie radici il melodramma classico. Ce lo aveva già mostrato ne Il Padrino. Parte terza e ce lo ricorda ora con una vicenda in cui il colpo di scena è sempre in agguato e la musica classica gioca un ruolo non indifferente. Ma ci sono anche i ragazzi di Rumbe Fish in Tetro con la loro adolescenza tormentata (non a caso Il regista aveva pensato a Matt Dillon come protagonista anche se poi la scelta di Vincent Gallo qui si rivela vincente). C'è un padre che vampirizza il figlio come neanche Dracula avrebbe saputo fare. C'è la lettura in filigrana della scrittura come terapia (e cosa ha fatto in questo caso Coppola se non anche scrivere il film?). E c'è una situazione quasi speculare a quella vissuta dal protagonista di La conversazione. Così come in quel caso l'intercettatore diveniva preda del suo stesso spiare così qui Benjamin, decodificando i manoscritti di Tetro, ne porta alla luce il rimosso ma, al contempo, rischia di finire egli stesso preda di una realtà troppo pesante per poter essere sostenuta. In chiusura un suggerimento che ogni tanto si rivela necessario: cercate di non farvi raccontare lo snodo della vicenda. Finireste col guardare la falena dalla parte sbagliata.

Giancarlo Zappoli My Movies

venerdì 6 novembre 2009

Nemico Pubblico


Un film di Michael Mann. Con Johnny Depp, Christian Bale, Marion Cotillard, Billy Crudup, Stephen Dorff Stephen Lang, Channing Tatum, Leelee Sobieski, Emilie de Ravin, Giovanni Ribisi, David Wenham, Rory Cochrane, Lili Taylor, Carey Mulligan, John Ortiz, James Russo, Christian Stolte, Jason Clarke, John Judd, Michael Vieau, Wesley Walker, Branka KaticTitolo originale Public Enemies. Drammatico, durata 143 min. - USA 2009. - Universal Pictures uscita venerdì 6 novembre 2009. John Dillinger è un fuorilegge col vizio del baseball, del cinema e delle macchine veloci. A colpi di Thompson e a capo di una gang armata, rapina banche ed estingue i debiti degli americani impoveriti dalla (Grande) Depressione. Le sue fughe rocambolesche e temerarie gettano imbarazzo e sconforto sulle istituzioni e su Edgar Hoover, ambizioso direttore del Bureau of Investigation. Elegante ed impavido, Dillinger ha un proiettile sempre in canna e un cappotto per ogni occasione e per ogni signora, rapinata del suo cuore o rapita dal suo fascino. La sua nemesi, efficiente e laconica, ha il volto e il garbo "gable" di Melvin Purvis, determinato ad accomodarlo sulla sedia elettrica. Decimata la sua compagine di criminali e assediato dalla polizia, Dillinger sceglierà la via fatale (e letale) del cinema. Durante gli anni più duri della Depressione banditi rurali, rapinatori di banca indipendenti, rapitori di bambini e ladri alla giornata infestavano il Midwest. Nelle loro scorribande colpivano banche isolate e rifornitori di benzina, abbattendo a colpi di mitra proprietari e passanti inermi, prima di fuggire sulle loro automobili veloci e dentro gli abiti "ricercati". Sfruttando l'inefficienza e la corruzione dell'apparato statale e della polizia, cercavano il denaro facile e trovavano la soddisfazione alla propria eccitazione nel raggiungimento di una fama istantanea. Il maggiore tra loro, John Dillinger, era un fuorilegge e un esibizionista, abilissimo col mitra, simpaticamente disinvolto e irriverentemente in fuga da banche, celle e carceri. Drogato di glamour come gli sbirri in abiti firmati di Miami Vice e testimone delle grandi promesse delle metropoli (automobili, abbigliamento sfarzoso, belle donne, feste in locali di lusso), Dillinger diventa il nuovo eroe solitario di Michael Mann, nemico pubblico che come il suo autore seppe creare una tendenza. Conforme al bel sembiante (e al bell'aspetto) di Gary Cooper e Clarke Gable, Johnny Depp incarna l'immagine più sentimentale e romantica del gangster. Segnato dall'impossibilità di toccare le persone senza ferirle, Depp è di nuovo martire sulla strada della sofferenza e delle cicatrici. La morbidezza del suo sguardo scalda la narrazione (formalmente) fredda di Mann e si allarga sul G-man di Christian Bale, sul lato opposto della legge e dell'ordine. Se Dillinger impiega la rapina come affermazione d'identità, anche sessuale (Billie Frechette è letteralmente "rapita"), e propaga nel mondo il mito dell'invincibilità dell'outlaw hero, Purvis trasforma la caccia ai criminali in un massacro di esecuzioni e tirassegno (l'abbattimento di Baby Face). In delicato equilibrio interdipendente col gangster, l'uomo del governo è caratterizzato e motivato costantemente dalla sua presenza, facendo dell'opposizione-identificazione con Dillinger una questione interiore. Il conflitto con la società ripiega allora nel confronto personale, in cui poliziotto e criminale si sovrappongono. Dentro la densità narrativa e la struttura polifonica del Nemico pubblico di Mann si muovono due combattenti solitari angosciati dalla privazione (ormai prossima) di un ruolo. Il regista coglie bene il senso tragico del poco tempo che i protagonisti hanno ancora da vivere per compiere il proprio destino. Nel melodramma nero e criminale dell'autore americano il motore dell'azione è la nostalgia per qualcosa che Dillinger e Purvis si sono lasciati alle spalle ma che non riescono ad abbandonare: un blackbird che canta in sala (da ballo) ma tace sotto interrogatorio, un nemico pubblico maledettamente privato e troppo in fretta abbattuto. Architetto degli spazi e creatore (cool) di mondi solidi (e storici), Michael Mann frequenta i generi e ne verifica i limiti fino alla soglia, fino a intrecciarli e a contaminarli. Il suo cinema apre allora derive che interrompono l'azione vera e propria, dirottando su Cuba o su Chicago, dentro storie d'amore perfettamente simmetriche. Gli inseguimenti, le sparatorie, le fughe, l'amore e il sesso si combinano armoniosamente, consumandosi lentamente e in maniera epocale e infilando la potenza evocativa del melodramma in un film di genere radicalmente opposto. Nel suo Chicago Melodramma e dietro all'eroismo di Dillinger si nasconde un'anima appassionata e (a)morale che morirà come Blackie Gallagher "sulla cattiva strada".
Marzia Gandolfi My Movies

La Prima Linea



Esce il 20 novembre "La Prima Linea" di Renato De Maria, discusso film che affronta argomenti scontanti del periodo della formazione di gruppi armati che va dal periodo degli anni 70 fino agli anni 90. Ad interpretare il film il bravissimo Riccardo Scamarcio, accompagnato da una bellissima interprete come Giovanna Mezzogiorno. In una Torino a cavallo tra gli anni 80 e gli anni 90 nel carcere "Le Nuove", un uomo racconta la sua storia. E' Sergio, fondatore della "Prima Linea", gruppo armato di sinistra che in Italia aggiva soprattutto al Nord tra il Piemonte e la Lombardia.
Il film è un romanzo appassionato in un periodo difficile della nostra benamata nazione, coinvolta in quello che i libri di storia e molti giornali definiranno quel periodo come gli "Anni di Piombo". Da nord a sud terrorismo, mafie e le lotte sociali fanno parlare di loro con tantissimi omicidi e scontri violenti.
Un romanzo dove "Prima linea" cerca nell'82 di far evadere quattro detenute dal carcere di Rovigo, all'interno Susanna la donna che Sergio ama.
Un altro "Romanzo Criminale"? Film sicuramente da vedere, per il periodo storico affrontato.
Ciao a tutti Kinoki

mercoledì 4 novembre 2009

Addio Claude Levi-Strauss



Claude Levi-Strauss, antropologo e psicologo francese, padre dello strutturalismo, è morto all'età di 100 anni. Lo ha reso noto la sua casa editrice, la francese Plon. Nato a Bruxelles nel 1908, Levi-Strauss è diventato una celebrità negli anni Sessanta dopo la pubblicazione del libro «Antropologia strutturale», seguito da quello che è considerato il suo lavoro più importante, «Il pensiero selvaggio». Il metodo di indagine «strutturalista», che caratterizzò il suo operato, fu il frutto di un lungo periodo trascorso negli Stati Uniti, dove fu costretto a scappare nel 1939 per evitare le persecuzioni naziste contro gli ebrei. A New York insegnò presso «la nuova scuola per le ricerche sociali» e insieme a Jacques Maritain, Henri Focillon e a Roman Jakobson, fu uno dei fondatori dell'ecole libre des hautes etudes, una università per accademici francesi in esilio.

L'Uomo Che Fissava Le Capre

Bob Wilton è un giornalista pavido e impacciato, abbandonato dalla moglie e a caccia dello scoop della vita. Inviato di guerra in Iraq nel tentativo disperato e maldestro di attirare l'attenzione della fedifraga consorte, Wilton incontra lo stralunato Lyn Cassady, soldato Jedi e monaco guerriero appartenente alla New Earth Army, un'unità sperimentale dell'esercito americano che vuole "combattere" le guerre col flower power. In grado di attraversare i muri e di fermare con lo sguardo il cuore di una capra, abili nel leggere nel pensiero del nemico e nel dissolvere le nuvole nel cielo, l'esercito hippy, fondato dallo stupefacente Bill Django, accoglie tra le sue fila il giornalista, iniziandolo al lato nobile della Forza. Tra rapimenti, vagheggiamenti e dosi massicce di LSD, Bob Wilton scriverà il suo articolo e ristabilirà l'equilibrio nella Forza.Ispirato (forse) a un'incredibile storia vera e trasposto (innegabilmente) dal libro di Jon Ronson, L'uomo che fissa le capre è una commedia demenziale, nera e dissacrante verso quei monumenti intoccabili dell'autorità trattata spesso con reverenza (America's Army). La scrittura efficace di Grant Heslov, sceneggiatore di Good Night, and Good Luck e osservatore lucido dei costumi americani, si fa immagine demitizzante nel suo film d'esordio. Anche questa volta i tempi sono giusti e le intenzioni incoraggianti. Il sapore del cinema americano d'impegno è ribadito dalle pagine e dallo sguardo del regista-sceneggiatore, che tratta con acuto cinismo argomenti serissimi e assesta una tipica vicenda da film di guerra dietro il filtro di una comicità irresistibilmente illogica. Pienamente a proprio agio nelle situazioni comiche, Heslov realizza col sorriso e attraverso una storia "realmente accaduta" un quadro molto critico della politica americana, popolata, ieri come oggi, da individui perfettamente amorali. Abile nel sondare le ambiguità dell'esercito e i retroterra inquieti della scena militare, L'uomo che fissa le capre dà corpo a soldati (super)eroi e a una società divisa tra paura e patriottismo, guerre coloniali e senso civile, responsabilità e vendette. Come l'ufficiale "illuminato" di Jeff Bridges, che è stato in Vietnam da ragazzo e che non vuole assistere a un nuovo massacro, che ha lottato in quella guerra con le pallottole e che adesso vuole combattere con fiori, parole e gocce di LSD sciolte nel rancio. L'uomo che fissa le capre disinnesca la serietà della guerra e dei suoi "corpi speciali" attraverso dialoghi sagaci e l'intensità burlesca dei suoi attori, George Clooney, Ewan McGregor, Jeff Bridges e Kevin Spacey, tutti perfettamente in parte. Un film che produce il piacere assoluto della visione, pieno zeppo di trovate eccellenti: parodie, new age, giochi linguistici, citazioni, filosofia "star wars", che dimostrano una volta ancora che il cinema può essere più esplosivo della polvere da sparo.
My Movies